29 de setembro de 2010

PIPOL NEWS 10 (Spécial Italie)




PIPOL NEWS 10

Le Bulletin

Le 29 septembre 2010


Numéro Spécial Italie

Dans ce numéro:

Éditorial

Paola Francesconi, Bologne, Emilie-Romagne

Il silenzio della salute mentale

Laura Storti e Massimo Termini, Rome, Latium

Quando la psicoanalisi scende dal lettino : Presentazione

Agnès Aflalo, Paris, Île de France

La « salute mentale »

Prochains événements en Italie

I Consultori di Psicoanalisi Applicata (C.Ps.A.)

Convegno:

Quando la psicoanalisi scende dal lettino

Scuola Lacaniana di Psicoanalisi

Momenti cruciali dell’esperienza psicoanalitica

Seminario dell’AMP-EFP (EuroFederazione di Psicoanalisi) a Milano

Premier Congrès européen de Psychanalyse

PIPOL 5

Does Mental Health exist?

La Santé mentale existe-t-elle ?

¿La Salud Mental existe ?

Esiste la salute mentale?

Au Square Brussels Meeting Centre, Bruxelles

Les 2 et 3 juillet 2011

« Nous avons tous l’air lents et patauds à côté de nos collègues italiens »

(Jacques-Alain Miller, La Cause freudienne, n°68, p. 150)

Éditorial

Dans ce numéro spécial « Italie » de PIPOL NEWS, nous offrons aux lecteurs une traduction en italien de l’extrait du livre d’Agnès Aflalo déjà diffusé dans PIPOL NEWS 9.

En ouverture, Paola Fancesconi, Présidente de la Scuola Lacaniana di Psichanalisi (SLP) - l’École italienne de l’EuroFédération de Psychanalyse - dépeint les effets d’un concept de santé mentale qui prive le sujet, notamment le sujet psychotique, de ses défenses face au réel sans loi. Elle offre à notre réflexion une notion intéressante : un « Nom-du-Père déshumanisant » qui s’impose de façon massive dans le traitement de la psychose orientée par une éthique de « santé mentale ».

Dans un deuxième texte, Laura Storti et Massimo Termini présentent deux journées de travail prévues à Rome le 15 et le 16 octobre 2010 en présence de Judith Miller, sous le titre « Quand la psychanalyse quitte le divan ». Ces deux journées de travail, organisées par l’Association des Consultori di Psicoanalisi Applicata et le Réseau des Institutions, réuniront un public autour d’un thème que nous classons habituellement sous la rubrique de « psychanalyse appliquée ».

Comme nous l’avons déjà annoncé dans PIPOL NEWS 9, la SLP organise une semaine plus tard, le 23 octobre 2010, un séminaire de l’AMP et de l’EuroFédération de Psychanalyse, sous le titre : « Moments cruciaux dans l’expérience psychanalytique ». Je me réjouis de pouvoir y participer.

Le projet est ambitieux : deux activités importantes en deux semaines, l’une sur la psychanalyse appliquée, l’autre sur la psychanalyse pure.

Nos collègues italiens, tous adhérents à l’EuroFédération de Psychanalyse, nous épatent !

Gil Caroz

Il silenzio della salute mentale

Paola Francesconi

Il concetto di salute mentale come ideale di riduzione del sintomo al silenzio non è un Nome del Padre come un altro, non è un organizzatore del reale, così come Jacques- Alain Miller lo definiva, un pret-a-porter, che modula in prima battuta una sorta di protezione dal traumatismo del reale. E’ un criterio di difesa dal reale che comporta ben più della forclusione del soggetto, che è lo scotto della scienza in generale, comporta la forclusione dell’enigma stesso che la dimensione del linguaggio veicola. Il sintomo tace, il soggetto è oggettivato nell’omologazione del tutti, il reale residuale del linguaggio, e del Nome del padre che un po’ vorrebbe inquadrarlo, non causa più alcun desiderio di sapere. L’operazione tecnica sottesa all’offerta unificante della salute mentale, tanto più oggettiva, propositiva di un reale senza enigmi, quanto più evacuata di teoria, nonché di elaborazione di un pensiero clinico, colpisce in maniera particolarmente diretta il campo delle psicosi. Infatti, le sue conseguenze sul trattamento delle psicosi si distinguono per la massiccia imposizione di un Nome del Padre disumanizzante, nel suo ideale di conformismo, di addestramento comportamentale, di sopimento farmacologico, che si colloca agli antipodi di un trattamento possibile della psicosi come conciliazione contingente, puntuale, individuale con un reale senza legge. E non per questo bisognoso di leggi tali quali vengono proposte dalle ricette comportamentiste.

La psicosi ha marcato l’insegnamento di Lacan dall’inizio alla fine del suo insegnamento: quello che lo ha interessato nella psicosi è, appunto, la posizione soggettiva dello psicotico rispetto al reale. Il reale in gioco nella psicosi è, infatti, fondamentale per teorizzare la nozione stessa di reale, anche se Lacan arrivò solo alla fine del suo insegnamento ad isolare concettualmente la categoria di reale ( solo con la psicosi sarebbe stato difficile giungervi). Il reale non è solo il fatto dell’allucinazione, Lacan lo porta ad un’elaborazione più ampia. Il reale è differente dalla realtà, supposta orientare il salutismo mentale secondo i criteri dell’adeguamento o del deficit. Il reale è qualcosa di impossibile da isolare nel senso, nello spiegabile scientificamente, è ciò che, nella psicosi, viene in evidenza come difficoltà a difendersene, a motivo del fatto che, nella psicosi, appunto, la linea di difesa dal reale è più labile, più bassa. A differenza di quanto avanzato implicitamente dal concetto di salute mentale, non è l’adeguamento alla realtà a venire alterato, ma alla realtà come messa in forma linguistica e immaginaria del reale, alla realtà già psichica. Tale alterazione, che Freud chiamò perdita di realtà, fa sì che nella psicosi il linguaggio torni imperiosamente, ingiunga al soggetto qualcosa, con le voci o le allucinazioni visive. Cosicché, il linguaggio, frammentato, si impone nella sua portata disumanizzante, fuori senso. Il soggetto viene invaso dal significante “automatico” o “imperativo” (cfr. i passaggi all’atto) che altro non è che un significante realizzato, preso come reale, reificato, che invade e manovra il soggetto. Nella psicosi il soggetto non ha trovato il suo posto nell’Altro simbolico, nella realtà organizzata dal simbolico, la sua soggettività non si è costituita nell’Altro, nel luogo in cui il soggetto è chiamato ad essere. La psichiatria, in fondo, ha risposto massicciamente a questa domanda di essere, con il custodialismo prebasagliano, che è un posto non posto, è un posto solo per il corpo, non per il soggetto. La psicoanalisi si innesta sulla sua radice psichiatrica raccogliendo la domanda di luogo, di residenza del soggetto in rapporto al simbolico. Ha cercato di rispondere diversamente alla problematica del posto che il soggetto deve scavarsi nel mondo e delle ragioni per cui, a volte, non ci riesce. Ma la salute mentale come tecnica di omologazione è ben al di là di una presa in carico, pur distorta, della problematica del posto. L’unica presa in carico che essa ammette è quella del deficit, della rispondenza, o meno, quantitativa ai criteri di un adeguamento standard. Invece, pensare la psicosi a partire dal reale, nella sua accezione più radicale, strutturale, comporta che la psicosi non venga letta come fenomeno di deficit, ma come labile difesa, difficoltà di elaborazione di una difesa dal reale. Non c’è deficit di linguaggio, deficit cognitivo, anzi: lo psicotico ne dipende in modo superegoico, il linguaggio gli si impone, l’Altro gli parla. Non c’è nemmeno in lui deficit di godimento, ma semmai difficoltà a circoscriverlo. La difficoltà è, insomma, di elaborazione di una difesa dal reale non sensico, invasivo. Ciò di cui manca radicalmente la psicosi è di quell’artificio che è il Nome del Padre che dà senso, ragione alle cose, e che ci consente di non elaborare ogni volta daccapo una risposta difensiva: è una costruzione rispetto al reale che valga come standard. Uno standard, però, che ci consenta di inventare altra cosa, di procedere raffinando il campo della singolarità soggettiva, facendole lasciare l’area del preliminare perpetuo. Invece, la salute mentale perverte la soluzione dello standard trasformandola da sollievo rispetto al senza legge del reale ad azzeramento esteso a ogni particolarità che obietti alla legge del consenso, del “tutti quanti così”.

Naturalmente, la psicoanalisi non è l’unico trattamento della psicosi, se lo è in alcuni casi, non lo è in tutti. Così la psichiatria, non è l’unico trattamento, c’è anche l’istituzione. A fronte dell’omogeneizzazione delle ricette cognitivo comportamentali, ateoriche, occorre chiedersi, secondo la logica del caso per caso: in quali casi la psicoanalisi, in quali la psichiatria? Come la psichiatria può innalzare la difesa del soggetto dal reale? Agganciandolo al discorso, al legame, in modo differenziato, variegato, ma sempre facendo leva sull’ascolto, non generico, ma orientato a una parola di riconoscimento dell’uno per uno, che può andare dal trattamento preliminare finalizzato a far emergere una domanda, al farmaco, al riconoscimento di una particolarità del soggetto che possa venir girata a funzione di articolazione di un discorso.

Come la psicoanalisi può innalzare la difesa dal reale? Propriamente parlando, non c’è analisi della psicosi, non c’è interpretabilità delle formazioni dell’inconscio, ma c’è posizione dell’analista come se tali formazioni ci fossero, in prospettiva asintotica, come l’ideale nello schema R di Lacan. Tutto ciò porta, nella psicosi, come difesa, non a un nuovo sapere, a un sapere su di sé, ma sull’Altro, sul simbolico, non più superegoico, ma imbrigliato come in un “falso sé”, potremmo dire, un “come se” delle formazioni dell’inconscio.

Dunque, il Nome del Padre proposto dalla salute mentale non è come gli altri, non ci se ne può servire. Nella psicosi, impone la tirannia della fascinazione per un reale senza enigmi, di una pedagogia pericolosa e impreparata alle sorprese dell’irruzione del reale nel passaggio all’atto, così divenuto inarginabile. Nelle nevrosi e nella struttura soggettiva è l’igienismo che zittisce le espressività, è la “sana e robusta costituzione” di vecchia data, al servizio del silenzio degli organi, al servizio del discorso del padrone che è il principale agente di salute mentale.

Quando la psicoanalisi scende dal lettino

Presentazione

Laura Storti e Massimo Termini

Venerdì 15 e sabato 16 ottobre, si terrà a Roma il Convegno dal titolo “Quando la psicoanalisi scende dal lettino”. Le due giornate organizzate dall’Associazione “I Consultori di Psicoanalisi Applicata”, in collaborazione con l’Associazione “Il Cortile”, l’Associazione “Orma Fluens” e con l’Istituto freudiano per la clinica, la terapia e la scienza hanno ricevuto il patrocinio e l’ospitalità del Comune e della Provincia di Roma e avranno come momento centrale la presentazione e la discussione di casi clinici. La prima giornata sarà dedicata in particolare ai casi trattati in istituzione. Mentre il secondo giorno si concentrerà sul lavoro svolto nei Consultori di psicoanalisi applicata (C.Ps.A.) e nei Centri clinici (Ce.cli).

Nel corso delle diverse sessioni verranno così affrontati temi differenti, quali la clinica della psicosi con i bambini e gli adolescenti, il trattamento della domanda in sede di colloquio e il suo rapporto con il sintomo e la sofferenza; l’importanza della diagnosi, della sua precisione e della sua tempestività. Verranno anche posti significativi accenti sull’urgenza e la gravità e sul rapporto con i servizi della salute mentale che tali situazioni richiedono. Non ultima sarà la questione dell’intervento dello psicoanalista quando si trova a lavorare all’interno di équipe multidisciplinari: quale specifica collocazione trova rispetto alle altre figure professionali e quale la cifra fondamentale da mettere in gioco quando opera all’interno di reti istituzionali che coinvolgono i servizi sanitari ma anche quelli sociali e della giustizia?

Ma non solo. Il programma prevede anche lo svolgimento di due tavole rotonde e la presentazione del libro “Quando la psicoanalisi scende dal lettino”, dove è raccolta l’esperienza del Ce.cli (Centro clinico di psicoterapia e psicoanalisi applicata) di Roma, iniziata ormai quattro anni fa sotto l’impulso dei CPCT del Campo freudiano. Tanto alle due tavole rotonde che alla presentazione del libro parteciperanno docenti universitari, politici dell’amministrazione romana, comunale e provinciale, esponenti della cultura, del mondo del volontariato e del privato sociale, laico e cattolico: una dichiarata apertura alla città che muove dall’intenzione di far conoscere e presentare la vitale operatività della psicoanalisi applicata nel suo Orientamento lacaniano, la sua mobilità, la sua plasticità e al tempo stesso di incrinare l’idea preconcetta così dura da scalfire nella cultura italiana, della psicoanalisi come una pratica riservata a una ristretta cerchia di persone, in particolare ai ceti più abbienti.

Con nostro piacere ed entusiasmo Judith Miller ha accettato l’invito a partecipare, rendendo così ancora più saldo l’aggancio e l’articolazione dell’evento con l’appuntamento di PIPOL 5.

Dunque un evento aperto all’esterno ma anche fermamente proiettato verso il lavoro di elaborazione sostenuto e coordinato dalla EFP: non mancherà pertanto di porre l’attenzione sulla nozione di salute mentale e sulle sue declinazioni contemporanee, di interrogare a questo proposito gli interlocutori invitati e di introdurre nella discussione una sua messa in questione.

A tal proposito, l’accento posto sulla “clinica della parola” richiama proprio la necessità di una pratica che attraverso il medium della parola e i suoi poteri, per la via del discorso che via via si struttura e si svolge nell’incontro con lo psicoanalista, riesca a far posto alle differenze soggettive e al tempo stesso a muovere una risoluta obiezione all’imperativo del “tutti uguali” che domina il nostro tempo contemporaneo e nello specifico la clinica. Al rovescio dell’aspirazione a-teorica1 che guida la clinica contemporanea si tratterà di far valere e di riuscire a trasmettere ad un pubblico esterno lo spostamento cruciale, il cambio di prospettiva che si produce nel momento in cui una nozione ben precisa, messa in valore da J.-A. Miller nell’insegnamento di Lacan, diviene l’ago della bussola che indica il nord: la “singolarità”. È intorno a questa nozione che si concentra la scommessa fondamentale del Convegno, ovvero riuscire a trasmettere ad un pubblico più ampio possibile in che modo tale riferimento ispira la nostra clinica in contesti e con conseguenze differenti; in che modo la svia da ogni tentazione psicologista e la scuote dall’ipnosi scientista per orientarla verso il reale; in che modo questo punto inaggirabile della pratica, chiami in causa e mobiliti non soltanto i concetti e le nozioni fondamentali della psicoanalisi, non soltanto il suo apparato teorico, ma la posizione stessa di chi pratica, il desiderio che mette in gioco di fronte alla sofferenza dell’Altro: in poche parole la sua formazione.

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1. Cfr. G. Caroz, “La salute mentale, un concetto in discussione”, PIPOL news 1.

La « salute mentale »

Agnès Aflalo

(Estratto dal libro: “L’assassinat manqué de la psychanalyse”)1

Un indecidibile logico

Come definire scientificamente la salute mentale? Diciamolo subito: è impossibile. E’ per questo che, da sempre, la psichiatria parla di “malattia mentale” facendo abuso di linguaggio. La malattia implica l’idea di guarigione come ritorno alla salute. Se la guarigione è ritorno a uno stato precedente, normale, come definire lo stato mentale precedente al quale la guarigione farebbe ritorno? Chi ne sarà giudice? E in quali termini? La medicina può giudicare obiettivamente la salute perché il reale dell’organismo, ciffrabile e misurabile, obbedisce alle leggi della scienza. Per esempio, la pressione areriosa o il tasso di glicemia sono delle costanti del reale dell’organismo che non possono variare senza scatenare una malattia cardiovascolare, un diabete, ecc. Ma quali sarebbero le costanti che difinirebbero la salute mentale? Non esistono. Pretendere il contrario a forza di questionari è una frode. Perché il reale dello psichismo, del mentale, è il godimento dell’essere parlante. Ora il godimento è senza legge, ma non senza causa. Vale a dire che il godimento non obbedisce alle leggi della scienza ma, per ciascuno, obbedisce a una causalità singolare, e non è né ciffrabile, né quantificabile. Possiamo credere che la crocetta messa in un questionario TCC illuderà ancora per molto tempo? Per Lacan, che poneva questa domanda seriamente, il problema della definizione della salute mentale rileva di un indecidibile logico.

La morale di soccorso

Prima di tutto se la salute mentale sfugge alla scienza, è perché il mentale non è di sua competenza. Come definire il mentale? Se ci fidiamo del dizionario, il mentale rileva della mente e delle sue funzioni intellettuali. E’ l’insieme delle abitudini e delle credenze che comandano il pensiero. E’ anche lo stato d’animo, le disposizioni psicologiche o morali. Il giudizio, la credenza e la morale sono facoltà intellettuali relative alla libertà di pensiero. Questa libertà è incompatibile con il determinismo rigido della scienza. E, non appena è questione di credenza, noi usciamo dal quadro della scienza. Si può sempre definire il mentale, ma questa definizione non può essere scientifica. Lo stesso vale per la norma mentale. La si può definire, ma neppure questa norma sarà scientifica, essa sarà morale. La salute “mentale” quindi, non è che la somma dei pregiudizi moralistici che presiedono alla costruzione stessa dei questionari. Così concepita essa esclude, per l’essere umano, ogni libertà di pensiero, di giudizio, di decisione.

Il licorno e il centauro

Come si sono comportati gli esperti TCC di fronte a questo vicolo cieco? Hanno cammuffato questo impossibile facendo della salute mentale un concetto statistico, in tal modo la realtà statistica deve rendere conto della salute “mentale”. In altri termini, i nostri empiristi hanno sostituito i calcoli ai fatti da osservare. Hanno sostituito la realtà dei fatti con quella della statistica come se i calcoli fossero sufficienti a fare esistere la realtà di ciò che è calcolato. Le statistiche riferite ai licorni li fanno forse esistere? Accordarsi sul numero delle membra del centauro è possibile, ma non è certo che il consenso lo faccia esistere. Calcolare dei pregiudizi non cambierà per niente la loro natura di pregiudizi. L’uomo medio non esiste, se non come una finzione statistica che dobbiamo à Quételet2 e che Lacan ha denunciato3. Canguilhem, dal canto suo, ha respinto il concetto di realtà statistica. Egli non esita a criticare questa deriva, compreso quando si trattava di definire la norma biologica. E questo perché riteneva che la vita stessa è concetto di valore più che giudizio medico4. La chiave di volta dell’edificio TCC riposa sull’efficacità della credenza nell’esistenza di una “salute mentale”. Senza di essa non ci sarebbero calcoli, né lo slittamento che essi comportano.

Gli slittamenti: dalla morale alla prefettura

Sostituendo il mentale al calcolo statistico, i manipolatori TCC hanno sostituito l’oggetto di studio con il suo strumento, il mentale con la statistica, cioè con lo strumento del suo studio. Una volta compiuta questa sostituzione, il reale del mentale sparisce, perché non è più di qualità ma di quantità. In questa operazione di riduzione del sintomo psy, si producono almeno tre scivolamenti. Il primo va dal normale al normativo. Abbiamo visto che la norma psy, inaccessibile alla scienza, è sempre fondata su un giudizio di valore, vale a dire che rileva della morale.

Il secondo slittamento va dal mentale all’organico. L’uso delle statistiche permette di sovrapporre al mentale gli strumenti concettuali applicabili all’organismo. Questa operazione procede dalle teorie materialistiche e riduzionistiche dominanti presso gli Anglo-Sassoni. Non potendo vedere l’organo mentale, le cui disfunzioni varrebbero per tutti, la norma del mentale è fabbricata con statistiche che si spacciano per verità universali.

Infine, l’artificio statistico forza il passaggio dal patologico al normale, dalla malattia “mentale” alla salute “mentale”, ove l’uso del calcolo statistico permette uno scivolamento semantico decisivo per il quale la media statistica diventa la norma statistica, poi la norma, e infine la normalità mentale.

Dopo aver ammesso l’idea che esiste una norma mentale e una normalità psichica, gli adepti delle TCC possono affermare a proposito di tutti coloro che se ne allontanano, non tanto che deviano dalla norma statistica, ma che sono devianti, vale a dire portatori di patologie mentali da rieducare. La categoria barocca della “iperattività del bambino” è costruita con quegli stessi metodi, ma in nome del “principio scientifico” secondo cui la verità non può uscire dalla bocca dei bambini e ciò che dicono non è più preso in considerazione nelle valutazioni che li riguardano. La valutazione dell’entourage sociale del bambino e degli esperti TCC è sufficiente a decretarne l’anormalità. Qui l’abiezione della “norma” comporta di ottenere dalle madri il consenso alle conseguenze dell’”anormalità” dei loro bambini: far loro subire rieducazioni TCC e prescrizioni di farmaci. Bisognerà attendere ancora per molto tempo le conseguenze di questi abusi perché il legislatore se ne accorga e prenda delle misure atte a mettervi fine, come è già il caso negli Stati Uniti?

Il DSM non cela che le sue diagnosi sono costruite su calcoli statistici. D’altra parte gli universitari adepti dei TCC sono riusciti a imporre gli stessi procedimenti alla OMS. In effetti, dal 1978, la OMS ha sostituito la nozione imbarazzante di “malattia mentale” con quella altrettanto problematica di “salute mentale” definita come “stato di pieno benessere psichico, mentale e sociale”. La nostra condizione di essere sessuato e mortale è al principio di molte sofferenze psy. Potrebbe forse essere guarita dall’idea di benessere? E chi potrebbe esserne giudice al di fuori del soggetto stesso?

Ammettiamolo, questo tipo di soluzione consiste nello spostare il problema secondo l’adagio ben conosciuto che non c’è nessun problema che non sia risolvibile. Con lo sguardo losco che sfiora gli esseri come semplici cose, scivolando insidiosamente dal reale al fittizio, dalla medicina alla morale e dalle dottrine sovversive agli affari, gli adepti TCC e i loro complici sono partiti alla conquista dei politici sperando di convincerli a legalizzare le loro dottrine.

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[1] AFLALO A., L’assassinat manqué de la psychanalyse, Nantes, Cécile Defaut, 2009, pp. 84-87.

2 Quetelet A., Sur l'homme et le développement de ses facultés ; Essai d'une physique sociale (1835), Paris, Fayard, 1991.

3 Lacan J., in Magazine Littéraire, n°428, Paris, février 2004, pp 24-29

4 Canguilhem G., Le normal et le pathologique, Paris, PUF, 1966.

Tradotto dal francese da Cinzia Crosali

Prochains événements en Italie








Scuola Lacaniana di Psicoanalisi

Momenti cruciali dell’esperienza psicoanalitica

SEMINARIO DELL’AMP-EFP (EuroFederazione di Psicoanalisi) A MILANO

coordinato da Gil Caroz e Pierre Gilles Guéguen

Il Seminario, promosso dall’AMP-EFP, sarà aperto ai Membri e ai Partecipanti alle Attività della SLP, agli Allievi dell’Istituto Freudiano e ai “nuovi venuti”, presentati da un Membro. Ogni incontro prevede un intervento teorico e due esposizioni di casi clinici. Seguirà, ogni volta, un tempo dedicato alla discussione sulla Scuola.

Il Seminario che si svolgerà in tre incontri e avrà luogo nelle date

23 ottobre, 11 dicembre 2010 e 12 febbraio 2011

orario: 13.00 – 18.00

si terrà a Milano, Casa della Cultura – Via Borgogna, 3

In preparazione agli incontri seminariali, preliminarmente a ogni giornata di lavoro verranno inviati, tramite posta elettronica, a tutti gli iscritti i testi che saranno presentati nel corso degli incontri.

Il riferimento bibliografico principale sono tre testi estratti dagli Atti delle Journées dell’ECF del 1981: Dix-sept exposés sur les moments cruciaux dans la cure psychanalytique, Paris, 1982, volume III della serie Actes de l'Ecole de la Cause freudienne.

-Jacques-Alain Miller, Symptome-Fantasme

-Philippe La Sagna, Equivoque et transfert

-Gerard Miller, La seconde entrée en analyse

Tale bibliografia sarà a disposizione degli iscritti.

Proposte di intervento: Le proposte di intervento dovranno essere inviate entro il 30 settembre a Paola Francesconi, Presidente della SLP, all’indirizzo pfrancesconi@fastwebnet.it e a Gil Caroz, Presidente della EFP, all’indirizzo gil.caroz@skynet.be

I testi dovranno orientarsi sul tema generale del Seminario e potranno riguardare tanto la dimensione teorica quanto quella clinica.

Quote di iscrizione:

€ 100,00 per i Membri della SLP

€ 70,00 per i Partecipanti alle Attività della SLP

€ 50,00 per gli Allievi dell’Istituto Freudiano e per i “nuovi venuti”.

Modalità di iscrizione: Bonifico bancario sul conto corrente intestato a:

Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, Deutsche Bank - Ag. H 468 di Milano,

Codice IBAN: IT76M0310401608000000821332.

Importante: nella causale specificare nome e cognome di chi si iscrive al Seminario.

Dopo il pagamento del bonifico potete compilare il modulo di iscrizione che trovate in allegato e che vi prego di inviare a: segreteriaoperativa@scuolalacaniana.it

E.C.M.: Il Ministero ha accordato a questo Seminario 6 punti.

Chi è interessato può richiederli al costo di 20 euro.

Restiamo in attesa delle vostre iscrizioni e con l’occasione vi auguro una buona ripresa.

Isabella Ramaioli

Segretario SLP




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